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CRESPO: AVERE FIDUCIA IN SE STESSI E’ LA BASE |
Domenica 18 Luglio 2010 15:27 | Levico Terme (TN), 18 luglio 2010 – “Indipendentemente da tutto – dice l’attaccante del Parma FC Hernan Crespo al termine dell’allenamento di questa mattina – la base di tutto sta nell’avere fiducia in se stessi. Io non voglio nemmeno prendere in considerazione l’idea di cominciare male. In un campionato come quello italiano alla lunga questo atteggiamento paga. Io credo che giocare rasoterra e voler essere protagonisti, alla lunga paghi. Sono convinto che partiremo bene e che faremo bene. E’ chiaro che ci vogliono tanto equilibrio e tanta concentrazione, soprattutto a livello difensivo quando si attacca, perché ci vuole supporto, e tanta predisposizione da parte degli attaccanti a dare una mano ai compagni quando si difende. Questa coesione è fondamentale: se ognuno si prende le proprie responsabilità, sicuramente andremo avanti. E’ vero che la vittoria ti porta ad avere più fiducia in te stesso, ma i grandi giocatori hanno fiducia indipendentemente da tutto e tutti. Qui ci deve essere un unico obiettivo: portare il Parma il più in alto possibile. Il Parma è davanti a tutto. Poi se spunta il grande campione, tanto di guadagnato.”
Hernan Crespo, siamo al termine della prima settimana di ritiro: com’è stato il lavoro? Come sente le gambe?
“Ritengo che questa sia una cosa abbastanza normale: bisogna faticare adesso per sentirsi bene dopo. Però è bello e divertente fare parte del gruppo e vedere che si lavora con serietà. Poi è chiaro che la freschezza e la brillantezza in questo momento non ci sono, ma arriveranno.”
La parola gruppo in questi giorni si è ripetuta più volte, ed è sintomo di una cosa importante…
“Indipendentemente dal lavoro che uno fa, credo che siano fondamentali coesione e lavoro di sinergia, ed andare in ritiro fa in modo di conoscersi non solo come giocatori ma a livello personale. Credo che sia un fatto soprattutto mentale, perché giochiamo in Serie A , perché sicuramente ci saranno momenti non facili. Sapere qualcosa del proprio compagno a livello personale, oltre alle caratteristiche individuali a livello di gioco, credo sia molto utile in certi momenti. Ed è per questo che si parla del gruppo: non siamo tennisti, non giochiamo a golf, pratichiamo uno sport di gruppo, ed abbiamo bisogno di tutti.”
Lei, Pavarini e Morrone siete sempre davanti a tutti a tirare, ma anche nei momenti liberi siete sempre quelli con il sorriso sulle labbra, pronti a coinvolgere tutti… Vi state prendendo un ruolo importante all’interno del gruppo…
“Io sono fatto così, non è che mi stia prendendo un determinato ruolo. Faccio un ruolo che mi diverte, mi piace stare in compagnia, insieme ai ragazzi, e di conseguenza sorrido e sto insieme ai ragazzi. Non è una presa di posizione perché sono più esperto. Lo faccio perché mi piace, mi diverte stare insieme, lavorare, mi diverte il calcio. E perciò provo a farlo con allegria. Allo stesso tempo, però, sono consapevole che stare 18 giorni chiusi qui non è semplice, soprattutto per chi ha famiglia, però allo stesso tempo bisogna viverla come un’esperienza molto bella.”
La partita di ieri le ha dato indicazioni particolari dal punto di vista fisico e di squadra?
“Dal punto di vista fisico, le indicazioni sono relative, perché c’è poca freschezza, ed a volte mancanza di lucidità; ma a livello tecnico tattico, invece, ieri si è già intravisto qualcosa. Manca ancora la coordinazione nei movimenti, ma si è già intravista la nostra intenzione di giocare la palla rasoterra, di sviluppare le azioni sulle fasce, di provare a creare gioco e di giocare sul campo avversario. Queste sono prerogative importanti; poi subentra la stanchezza, ma è normale in questo periodo. Comunque è un gruppo pieno di voglia di fare. Io sono molto soddisfatto di quello che abbiamo fatto ieri.”
Anche perché, per non perdere le abitudini, ieri ha realizzato due reti…
“Tanto per cominciare a ricordare anche al corpo che segnare fa bene. Fa piacere e ti permette di continuare a lavorare con una certa tranquillità, anche se sono consapevole che questi gol contano veramente poco. A settembre sicuramente di questi gol non si ricorderà nessuno.”
Vista l’annata difficile vissuta lo scorso anno forse Paloschi avrebbe bisogno di un po’ più di fiducia da parte di tutti voi…
“In questo momento stiamo cercando di mettere tanto lavoro sulle gambe, e può succedere che qualcuno paghi di più di altri il momento, ma non è nulla di grave. A livello personale, io non sono mai stato brillante durante il ritiro estivo, mai. Mi sorprende pure il fatto di aver realizzato due gol. Perciò ritengo che sia una cosa normale, ma comunque tutti sappiamo quello che Alberto è in grado di darci.”
Il gioco che Marino sta impostando ricorda quello del Catania della passata stagione, il cui bomber l’anno scorso ha segnato tanti gol… E’ un sistema di gioco che dovrà essere sottoposto alle forche caudine delle prime giornate…
“Indipendentemente da tutto, la base di tutto sta nell’avere fiducia in se stessi. Io non voglio nemmeno prendere in considerazione l’idea di cominciare male. In un campionato come quello italiano alla lunga questo atteggiamento paga. Io credo che giocare rasoterra e voler essere protagonisti, alla lunga paghi. Sono convinto che partiremo bene e che faremo bene. E’ chiaro che ci vogliono tanto equilibrio e tanta concentrazione, soprattutto a livello difensivo quando si attacca, perché ci vuole supporto, e tanta predisposizione da parte degli attaccanti a dare una mano ai compagni quando si difende. Questa coesione è fondamentale: se ognuno si prende le proprie responsabilità, sicuramente andremo avanti. E’ vero che la vittoria ti porta ad avere più fiducia in te stesso, ma i grandi giocatori hanno fiducia indipendentemente da tutto e tutti.”
Per dare un esempio concreto, basta pensare al suo primo campionato italiano…
“Sì, erano tempi diversi. Ma se andiamo a vedere quel Parma noi eravamo quartultimi a dicembre ed alla fine siamo arrivati secondi e qualificati per la Champions. Nei momenti di difficoltà non bisogna smarrirsi, ma bisogna credere nel gruppo. Non bisogna solo pensare a giocare bene, ma anche al risultato, eccome. Ma sono convinto che giocando la palla hai rispetto per te stesso e per la gente che viene a vederti.”
Un altro compito più o meno spontaneo è quello di interprete con i nuovi arrivati Paletta e Marques. Che ragazzi sono?
“Gabriel (Paletta, n.d.a.) non è assolutamente uno sprovveduto, perché oltre alla sua esperienza nel Liverpool e nel Boca Juniors ha avuto la possibilità di vincere il Campionato del Mondo Under 20 con Messi in Olanda. E’ uno che sa il fatto suo, ha tanta voglia di fare. In questo momento io posso aiutarlo fuori dal campo grazie alla lingua, ma dentro partiamo un po’ tutti dalla stessa posizione. Per quanto riguarda Fernando, si vedono le sue caratteristiche: è uno veloce, uno che punta l’uomo, che fa assist. Deve, come tutti, dare una mano alla causa perché viene da un altro calcio, così come Paletta.”
Rispetto a Chiesa, Marques è portato più ai dribbling ed agli assist e meno a puntare la porta…
“Sì, così sembra, ma parliamo di due scuole di calcio diverse. La scuola italiana vuol dire essere cinici e concreti; il calcio spagnolo è più incentrato sul possesso di palla, ed assomiglia molto al calcio sudamericano. Starà a lui mettere a disposizione le proprie caratteristiche al servizio della squadra. Qui ci deve essere un unico obiettivo: portare il Parma il più in alto possibile. Il Parma è davanti a tutto. Poi se spunta il grande campione, tanto di guadagnato.”
Tracci un bilancio sul Campionato del Mondo dell’Argentina…
“Secondo me l’Argentina aveva la rosa migliore ai Mondiali, non ho dubbi. Ma per vincere la Coppa del Mondo, per vincere hai bisogno della mano dell’allenatore, come ha fatto del Bosque o Lippi quattro anni fa; Diego in questa cosa forse ha pagato questa inesperienza.”
Ha già cominciato a pensare al suo dopo calcio?
“Sinceramente non lo so: la cosa certa è che mi vedo molto vicino al calcio, che è la mia passione. Mi piace molto l’idea di allenatore come mi piace l’idea di fare il dirigente. Ma adesso è presto. Vialli una volta ha detto di essere un allenatore atipico: per allenare ha bisogno di sentire qualcosa nei confronti della squadra. Io sono così. Andare a fare esperienze in giro tanto per farle non mi va. Mi piace vedere e parlare di calcio. Ho già fatto il corso Uefa B a Lecco, quando giocavo all’Inter, e perciò potrei allenare in Serie D o nel Settore Giovanile.”
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